La diffusione della pratica del tatuaggio ha portato inevitabilmente anche ad un fortissimo aumento della richiesta di eliminare, totalmente o in parte, molti di essi.
Grazie all’impiego del laser la rimozione di tatuaggi è sempre più frequente e può essere raggiunta con un grado di soddisfazione quasi sempre eccellente. A seconda delle dimensioni, del colore del tattoo oltre che della profondità a cui è stato iniettato il pigmento, si potrà raggiungere una pulizia totale o parziale, la quale comunque permette in alterativa la correzione del tatuaggio stesso da parte dei professionisti dedicati.
Un sondaggio ha indicato come circa 1 persona su 8 si penta dopo essersi tatuata e vorrebbe cancellare un tatuaggio. Tra questi metodi possiamo esemplificare le motivazioni in:
- Ero troppo giovane quando ho deciso di farmelo.
- È permanente e mi ha segnato per la vita.
- Mi crea problemi di lavoro e nelle relazioni sociali.
- Non mi piace più.
In generale possiamo affermare che, semplicemente, i gusti e le motivazioni cambiano e si evolvono nel corso del tempo e una cosa che può piacere in adolescenza, può assumere connotazioni diverse man mano che si cresce con l’età. Vediamo quindi i vari metodi per cancellare tatuaggi.
Sicuramente il modo più semplice per cancellare un tatuaggio è quello di ricoprirlo con uno nuovo. Il problema è che generalmente il nuovo tatuaggio sarà più grande e richiederà toni più scuri per rendere effettivamente invisibile il vecchio disegno. Ecco quindi che si ricorre all’uso del laser per sbiadire i vecchi colori, in modo da rendere più agevole la copertura.
La rimozione dei tatuaggi è stata tentata con diversi strumenti nel corso della storia e sebbene oggi il laser sia divenuto la regola aurea, anch’esso ha avuto le sue fasi di evoluzione. Inizialmente era utilizzato un laser ad onda continua, poi, nei primi anni del 1990, divenne disponibile il cosiddetto laser Q-switch che consente la rimozione non invasiva dei pigmenti colorati (in particolar modo quelli più scuri).
Con il laser si ottiene essenzialmente l’accelerazione del processo naturale di dissolvenza dei pigmenti. Il laser deve emettere la quantità di energia che combacia perfettamente con lo spettro di assorbimento degli inchiostri per ottenere un risultato efficace.
Il laser comunemente utilizzato per cancellare tatuaggi di solito richiede più di una seduta. E’ un procedimento totalmente innocuo per il corpo umano e raramente genera cicatrici. Per lenire il leggero fastidio che provoca l’operazione normalmente viene applicato un anestetico superficiale.
COME FUNZIONA?
I tatuaggi sono costituiti da migliaia di particelle di pigmento che restano sospese all’interno del tessuto cutaneo. Il corpo umano è abituato ad espellere la particelle estranee, ma quelle degli inchiostri sono troppo grandi per essere rimosse. Il trattamento laser, in sostanza, provoca il riscaldamento di queste particelle che si frammentano in pezzi più piccoli che possono così essere facilmente eliminate.
La teoria alla base del processo si chiama fototermolisi selettiva e il suo funzionamento dipende da 3 fattori:
- Il colore della luce, che deve penetrare a sufficienza per raggiungere il pigmento ed essere da questo assorbita maggiormente rispetto alla pelle circostante (diversi tipi di tatuaggio richiedono diversi colori laser, ad esempio la luce rossa è fortemente assorbita dai pigmenti dei tatuaggi verdi).
- La durata dell’impulso laser, che deve essere molto breve (nell’ordine dei nanosecondi); un tempo sufficiente per frammentare le molecole prima che il calore si disperda alla cute circostante (la prolungata esposizione potrebbe provocare ustioni o cicatrici).
- L’energia dell’impulso che deve essere regolata alla perfezione (un’energia troppo bassa non frammenterà il pigmento).
QUANTO DURA UN TRATTAMENTO?
La singola seduta può avere durate variabili da 5 a 30 minuti a seconda dell’ampiezza del tatuaggio bersaglio e del numero di colori.
Per ottenere poi la completa cancellazione del tatuaggio occorrono alcune sedute, generalmente distanziate da 4-6 settimane tra loro.
Un trattamento più frequente aumenta il rischio di effetti indesiderati e non è funzionale ad una migliore riuscita.
Il numero di sedute dipende da alcuni criteri:
- Tipo di pelle
- Colori del tatuaggio
- Posizione
- Quantità di inchiostro
- Stratificazione
- Presenza di cicatrici
Il risultato è un tatuaggio che “sbiadisce” col passare dei mesi. Compariranno aree chiare via via più ampie seduta dopo seduta, fino all’ottenimento del risultato desiderato.
È bene precisare che, comunque, il tempo necessario al raggiungimento del risultato pieno varia a seconda dei soggetti: il tipo di pelle, la posizione, il colore, la qualità dell’inchiostro, la stratificazione della pelle sono tutte variabili che vano analizzate caso per caso.
È DOLOROSO?
Generalmente durante la seduta si avverte un fastidio, ma tollerabile nella stragrande maggioranza dei casi. Come già accennato in casi in cui la soglia del dolore è molto bassa si può ricorrere a creme anestetiche locali.
COSA SI DEVE FARE DOPO IL TRATTAMENTO?
Spesso si osserva uno scolorimento tendente al bianco di tutta la zona interessata dal laser. Molto comuni anche eritemi e arrossamenti localizzati che però svaniscono in 24 ore circa. Successivamente si forma una piccola crosta su tutto il tatuaggio, che guarisce anch’essa completamente nel giro di un paio di settimane. Potrebbe sopraggiungere qualche lieve gonfiore e arrossamento della pelle che circonda il tatuaggio; anche questa reazione è normale e si risolve in qualche ora. La maggior parte dei tatuaggi trattati con laser, genera prurito che perdura per alcuni giorni, con la sensazione di pelle secca e squamosa. In questi casi è utile impiegare una crema idratante sulla parte interessata.